13 febbraio 2009

Li scapuzzaturi

1958. Questa è un'immagine irripetibile della travagliata storia della nostra marineria.
Il commercio del gambero, era in progressiva espansione ed esigeva che per la sua commercializzazione che i crostacei fossero decapitati. A quel tempo non esistevano macchine industriali atte allo scopo, pertanto questo umile e faticoso compito veniva affidato a manodopera povera e a manovalanza in difficoltà a reperire un migliore lavoro. Inizialmente vennero impiegati i ragazzini, allora non esisteva il problema dello sfruttamento giovanile, anzi gli adolescenti dovevano concorrere al sostentamento della famiglia in difficoltà. I nostri sciuscià, qui immortalati venivano definiti "li scapuzzatura" (coloro che dovevano staccare la testa al gambero). Venivano retribuiti in base al numero di cassette che riuscivano a riempire. I più allenati e i più veloci erano avvantaggiati, i neofiti, invece, pagavano lo scotto dell'inesperienza e guadagnavano pochissimo. Questa attività andò avanti per molti anni. In tempi più recenti i mazaresi vennero sostituiti da manodopera importata extracomunitaria e poi dalla nascente robotica. 

Conosco la maggiorparte di quei volti, per essere un loro coetaneo, purtroppo non ne conosco i cognomi, ricordo: Aldo Nicolosi, Giulio Tumbiolo, Cola, Cannavò

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