01 febbraio 2009

Prigionieri di Guerra


Classe 1923

Nicasio Anselmo


Nicasio Anselmo

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Dalla Scuola: Testimonianza di un cittadino mazarese dell’orrore dei campi di concentramento
di Valerio Milazzo (Medie Inferiori) scritto il 20.05.19:
L’omini muriamo come li pampini chi carino di l'arvuli
(gli uomini morivano come le foglie che cadono dagli alberi)


Racconto della storia del signor Nicasio Anzelmo agli alunni della classe III E della scuola secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “G. Grassa” di Mazara del Vallo

Classe 1923, Nicasio Anzelmo, soldato della seconda guerra mondiale internato nei campi di concentramento dopo l’armistizio del ’43, è uno degli ultimi testimoni diretti dell’orrore dei lager nazisti. Gli allievi della classe terza E hanno potuto incontrarlo per ascoltare dal suo appassionato racconto, in dialetto siciliano, quanto studiato sui libri. 
Nato a Mazara del Vallo, Nicasio, a soli 19 anni, era stato reclutato come marinaio nella Regia Marina Italiana e condotto in Francia, presso l’arsenale di Toulon. Dopo l’armistizio, ricevette dal comandante l’ordine di deporre le armi e di rientrare in Italia, ma l’arsenale era stato occupato dai tedeschi. Il Reich, infatti, dopo l’8 settembre, aveva dato mandato di catturare i soldati italiani presenti in Francia, nei Balcani e in Italia. Gli fu quindi chiesto dai nazisti di combattere nelle fila del loro esercito. Al suo netto rifiuto, fu convogliato, insieme ad altri suoi compagni, verso le tradotte che anziché portarlo a casa, così come avevano fatto credere, lo condussero nel campo di concentramento vicino Trier in Germania. Nicasio, infatti, fu uno dei tanti soldati italiani catturati, nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio, i quali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle fila dell'esercito tedesco. Essendosi coraggiosamente rifiutati di riprendere le armi sotto il comando del Fuhrer (il 10% accettò l'arruolamento) vennero chiusi nei lager tedeschi con lo stato di Internati militari italiani (in tedesco Italienische Militär-Internierte - IMI). 
Nel campo di Trier fu costretto ai lavori forzati prima in una miniera di carbone, poi a scavare trincee, …. Conobbe la fame, l’orrore di vedere uccidere i suoi compagni, le lunghe marce per chilometri con pochissimo cibo in mezzo alla neve, durante le quali molti morivano. «Si moriva per una mela freddati dai colpi dei nazisti, si moriva per sfinimento perché non si riusciva a superare gli stenti a cui eravamo sottoposti. L’omini murianu comu li pampini chi carinu di l’arvuli. Io sono riuscito a sopravvivere perché ero giovane e scaltro: la notte pensavo a come raggirare i tedeschi». 
Riuscito a scappare, grazie al suo coraggio e al suo animo indomito, trovò rifugio in una fattoria tedesca pensando che fosse abbandonata. Qualche giorno dopo arrivarono i proprietari tedeschi che, meravigliati di come si fosse preso cura della fattoria in loro assenza, decisero di accoglierlo. Venne però poi nuovamente catturato e condotto in altri campi di prigionia finché il 19 marzo del 1945 gli angloamericani lo liberarono. Dopo un periodo di quarantena in Francia, nel mese di giugno del 1945 poté rientrare a Mazara del Vallo. 
Ha raccontato di un inferno che non è mai riuscito a dimenticare. Ai ragazzi ha lasciato un monito: siate educati, siate rispettosi dei genitori, degli insegnanti, degli anziani e se mai nel futuro dovesse tornare a essere ventilata la guerra, scegliete sempre la pace perché la guerra è solo distruzione di uomini, di famiglie, di ogni cosa.Nessun libro di storia avrebbe potuto mai avere la stessa forza rievocativa dell’esperienza diretta di un uomo.
G. Saladino, V. Milazzo, B. Ariello


L’1 giugno 2019 la Prefettura di Trapani (nella persona di Sua Eccellenza il Prefetto di Trapani, dottor Tommaso Ricciardi) ha conferito la Medaglia d’onore al cittadino mazarese Nicasio Anzelmo, “partigiano” di un’”altra resistenza”, quella degli IMI (Internati Militari Italiani). 
Gli IMI, infatti, hanno combattuto “in altro modo” con i partigiani per la liberazione dell'Italia dal nazifascismo.
Nicasio Anzelmo, Tommaso Ricciardi (prefetto), Vito Billardello (per il sindaco di Mazara)


con i familiari


1945 - Berlino
Matteo Ballatore prigioniero di guerra

1945
Matteo Giaramitelli (ultimo della II fila) - Marmista

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