14 aprile 2009

Mons. Benedetto Vivona (1877-1968)


Chi è fedele nelle piccole cose, 
sarà certamente fedele nelle grandi.”
Benedetto Vivona

Umile sacerdote Benedetto Vivona, direttore spirituale dei seminaristi della diocesi mazarese (che lo chiamavano lu patri maestru), era nato a Calatafimi il 12 giugno 1877 e all’età di 14 anni iniziò l’istruzione nel seminario diocesano. Nel 1901 il vescovo Gaetano Quattrocchi lo ordinò presbitero nella chiesa madre di Marsala e nel 1913 conseguì a Palermo il dottorato in Sacra Teologia. Durante il primo grande evento bellico mondiale prestò servizio con il grado di tenente cappellano nell’ospedale militare di Trapani. Alla cessazione della guerra il pontefice Benedetto XV, strenue oppositore del conflitto bellico mondiale, lo nominò Canonico Penitenziere della Cattedrale, beneficio canonicale che mantenne sino al decesso. Di umili origini, calzolaio il padre, casalinga la madre, era distaccato dai beni terreni, talora trascurando persino le sue necessità ed incarnò durante tutta la vita lo spirito del poverello di Assisi. Devoto alla SS. Maria, ogni sabato si recava in pellegrinaggio al santuario della Madonna del Paradiso. Nel corso della sua esistenza trascorse alcune ore della notte di ogni giovedì in preghiera e penitenza. Mortificò la carne, annullò e uccise il peccato non commesso. Si dice, infatti, che in segno di contrizione portasse il cilicio. Uomo di preghiera, istituì un centro di apostolato della preghiera a Mazara nella Chiesa Sacro Cuore di Gesù nella quale svolgeva la funzione di cappellano. Visse per più di mezzo secolo nella sua angusta stanza del seminario, sforzandosi costantemente di non pesare su alcuno anzi ricordando “che compito del sacerdote, alter Christus, è quello di servire e non di essere servito”. Più volte tentò di lasciare l’incarico di direttore spirituale dei seminaristi ritenendosi non idoneo e, tormentato dal dubbio, chiese nel 1954 e 1955 al vescovo Di Leo di essere esonerato da quell’ufficio. Invano. Il vescovo gli confermò ripetutamente la fiducia. Amava circondarsi della spontaneità dei fanciulli e godere della loro vivace allegria. Ogni giorno, come un rito, era presente all’uscita degli scolari dalla scuola offrendo il suo sorriso e il Crocifisso da baciare.
Il 15 gennaio 1968, durante il terremoto nella valle del Belice, lasciò la vita terrena all’età di novanta anni nel silenzio totale, così come certamente aveva desiderato. Al momento della sua dipartita, accanto al suo capezzale, erano stati presenti i sacerdoti Antonino Bellissima, Giuseppe Ponte e Baldassare Graffagnino. La Diocesi di Mazara sin dall’anno 2000 ha iniziato il percorso di beatificazione per il sacerdote umile servitore dei bisognosi, nemico delle ipocrisie, difensore e paladino della schiettezza. (Le notizie sono tratte da un post di Enzo Gancitano, storico mazarese)

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